Il Blog di Gianluca Rossi


w gli zingari
Maggio 20, 2008, 7:41 PM
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Il manuale del galateo  istituzionale vorrebbe che il governo di uno Stato non ficcasse il naso nelle faccende di casa altrui. Peccato che questo non avvenga quasi mai, tanto che nel mondo le faccende “altrui” si sistemano con il metodo ben più concreto della ”ingerenza umanitaria”.

Per non parlare della partecipazione attiva (attivissima) dello Stato vaticano alle faccende di casa nostra.

Sulla questione ROM meno male che gli spagnoli ci ricordano che condannare le violenze è un atto necessario e non solo perché siamo in Europa. Gli spagnoli non hanno preso in considerazione che il livello del dibattito politico in Italia è sotterra.

Per me resta una ferita aperta quel consiglio dei ministri straordinario dopo l’aggressione della donna a Tor di Quinto. Ricordo Veltroni: “Non si possono aprire i boccaporti..  Roma era la città più sicura del mondo prima dell’ingresso della Romania nell’Ue”.

Mi deluse Paolo Ferrero che non disertò quel Consiglio dei ministri.

 Abbiamo smarrito la strada della solidarietà e dell’accoglienza e siamo nel pieno di una sconfitta culturale. Il mio amico Gerardo direbbe che ci vuole un nuovo umanesimo, mio padre affermerebbe che il frutto si vede dall’albero.



Cremazione
Maggio 14, 2008, 7:07 PM
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Appena morto voglio farmi cremare, ritornare subito cenere senza inutili processi chimici. Mi piace l’idea di essere portato – trasportato con le persone più care e seguire le loro vite dall’interno di una piccola urna. Peccato che le persone a me più care siano contrarie ma io voglio – PUBBLICAMENTE – legittimare la mia volontà.  E che non provino a disperdermi poi nella tazza del cesso.



stasera sparo sulla croce rossa, divento maschilista e plebeo
Maggio 8, 2008, 8:09 PM
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maraIntervista a Mara Carfagna
Miss Cinema e TV Sorrisi e Canzoni 1997
Ed oggi, cosa fa?…

MA COSA SUCCEDE ALLE RAGAZZE di Miss Italia che non vincono il primo titolo? Tornano a casa a condurre la vita di sempre?
Diciamo proprio di no, o almeno non tutte e… Mara Carfagna è una di queste. Eletta Miss Cinema e TV Sorrisi e Canzoni 1997 si è vista davanti un’intera stagione televisiva su Raiuno a Domenica In e oggi, a Miss Italia 1998, ha condotto egregiamente i collegamenti del Centralone. Noi l’abbiamo incontrata, e nel bellissimo giardino dell’hotel Centrale abbiamo realizzato un’intervista davvero…
Allora Mara, hai ventidue anni. Quando hai capito che il mondo dello spettacolo sarebbe stato il tuo mondo?
Forse l’anno scorso, quando ho partecipato a Miss Italia 1997,
quando ho vinto il titolo di Miss Cinema e Miss TV Sorrisi e Canzoni, e questa partecipazione mi ha dato modo di farmi conoscere e di partecipare ad uno spettacolo importante quale Domenica In.
Come sei arrivata l’anno scorso a Salso?
Io ho vinto un titolo particolare, il primo titolo dell’anno che mi ha dato diritto di partecipare direttamente alle selezioni di Riolo Terme e poi di Salsomaggiore. Comunque il mio è stato un caso, io ho partecipato a una sfilata, ho fatto dei servizi fotografici e nell’ambito di questa esperienza sono stata eletta appunto Prima Miss dell’Anno, quindi non ho partecipato a nessuna selezione. Non era mia intenzione parteciparvi, infatti ero indecisa, ma alla fine ho deciso e mi ha portato molta, molta fortuna.
Ma all’età di quindici anni quali erano i tuoi pensieri?
Io guardavo sempre Miss Italia, mi ha sempre affascinato, ma non avrei mai immaginato di arrivare dove sono arrivata oggi, mi affascinava perché io studio danza e pianoforte sin da quando ero bambina, quindi diciamo che ero abbastanza vicina al mondo dello spettacolo.
In questo tuo cammino non programmato, i tuoi genitori come l’hanno presa?
Direi bene, non mi hanno mai ostacolato. Io continuo i miei studi, spero di laurearmi in Giurisprudenza il prossimo anno e quindi non ho mollato tutto per il mondo dello spettacolo. I miei genitori, come tutti del resto, mi fanno sempre le raccomandazioni, l’ultima è stata quella di un’orafa di mio padre che mi ha detto: Mi raccomando, stai attenta, riguardati, abbi cura di te… Le raccomandazioni sono praticamente giornaliere.
La prima volta che ti sei rivista in televisione che effetto ti ha fatto?
Strano. Forse è stato sette o otto anni fa quando ho interpretato il ruolo di Penelope ne “La notte del Mito” di Raiuno e… un effetto strano perché chiaramente qualcosa cambia, e c’è stata una forte emozione.
L’esperienza di Domenica In?
È stata bellissima sia dal punto di vista del cast con il quale ho avuto modo di lavorare, sia per quanto riguarda l’esperienza di spettacolo in sé per sé, perché comunque Domenica In è uno degli spettacoli Rai più importanti dove si impara moltissimo. Sono sei ore di diretta tutte le domeniche e… è stata davvero una bella esperienza che io ripeterei senza ombra di dubbio.
Chi ti ha informato di questa tua partecipazione al programma?
È stato il produttore che, l’anno scorso, proprio in questo hotel, l’hotel Centrale dove stiamo io e te, mi ha telefonato dopo la serata finale di Miss Italia e mi ha detto: Venga a Roma che le facciamo un provino perché probabilmente lei sarà nel cast della prossima edizione di Domenica In.
La prima telefonata a chi l’hai fatta?
Alla mamma perché papà era vicino a me e… non credevo ai miei occhi, alle mie orecchie, dicevo: Come è possibile! Il giorno dopo sono andata lì, ho fatto il servizio fotografico con tutto il cast e da lì è nata questa avventura bellissima.
Frizzi che compagno di lavoro è stato?
Un ottimo compagno di lavoro, perché oltre ad essere un grande professionista, e questo lo vediamo tutti, è una splendida persona, dotata di grande umanità e di grande spirito di collaborazione, di grande altruismo, quindi con lui si lavora davvero bene, mi ha dato un sacco di consigli.

La cosa che più ti affascina del tuo lavoro?
E’ che non do nulla mai per scontato, quindi cercar di migliorarsi sempre, di non pensare che si è arrivati ma che c’è tanta strada ancora da fare.
A Miss Italia sei stata un po’ la “co-conduttrice”, avevi il compito di presentare i collegamenti del centralone. Te lo aspettavi questo incarico?
Questa è stata una vera sorpresa, non me lo aspettavo. Sono stata felicissima sia perché sono tornata qui, in questo luogo ricco di ricordi, sia perché questo impegno è stato una grande responsabilità ma anche una grande soddisfazione.
Ma alla tua età, a ventidue anni, entrare nel mondo dello spettacolo, non è che si rischia di maturare un po’ troppo presto?
Senz’altro magari si cresce un po’ più in fretta, però l’importante è rimanere se stessi e conservare quel lato principesco che ognuno di noi ha dentro e devo dire che fino adesso ci sono riuscita, nel senso che comunque continuo a credere in quei valori in cui ho sempre creduto, innanzitutto la semplicità e poi non dimentico mai che prima di tutto sono io, Mara Carfagna come persona e poi magari viene il personaggio.
La fortuna per te quanto ha contato?
Mi ritengo una ragazza molto fortunata. E’ chiaro che si parte in tante e si arriva in poche, non che mi ritenga arrivata, assolutamente, ma aver fatto quello che ho già fatto se domani dovessi smettere sono più che soddisfatta di quello che ho raggiunto, e lo devo sia alla preparazione artistica di base ma senz’altro anche alla fortuna.
Alle ragazze che sognano un lavoro come il tuo, cosa ti senti di dire?
Vorrei dir loro di camminare con molta tranquillità, perché la cosa che vedo, che più mi dispiace è che c’è un’ansia incredibile di arrivare, questa smania di voler per forza fare. Io penso che bisogna accontentarsi di poco, perché facendo poco si arriva man mano a costruire magari anche tanto. Io consiglio quindi innanzitutto di rimanere sempre se stesse, se un consiglio mi posso permettere di dare, e poi di camminare con tranquillità, perché le cose arrivano e arrivano sempre al momento giusto, quindi di non aver quest’ansia della meta.
A Miss Italia ragazze sempre più giovani, sembra quasi che ora vadano di moda le ragazze teenagers, quelle acqua e sapone. Perché questo?
Perché credo che finalmente si sia ritrovato il gusto della semplicità e della autenticità, che sono senz’altro qualità che durano molto di più della bellezza artefatta, costruita e questo magari grazie ai gusti che cambiano, che si evolvono, grazie anche ai modelli che vengono proposti che non sono più modelli di bellezza costruita, finta, ma sono sempre più modelli di bellezza acqua e sapone, di bellezza semplice.
Concludendo, cosa vorresti dirci?
A parte tutto questo spettacolo che c’è in giro, spero tanto che i problemi del mondo come la disoccupazione giovanile e le altre piaghe che sono presenti, si risolvano al più presto, o quantomeno si dissolvano.

Ok, ciao e… complimenti per le tue idee chiare!
Grazie, ciao!

Domenico Pacifico 10 settembre 1998



Dopo la batosta
aprile 22, 2008, 2:59 PM
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Cari compagni,

Abbiamo necessità di una discussione costituente e non rappresentativa di questo o di quel gruppo dirigente, di testi emendabili e non di tesi precostituite.

Nonostante la terribile batosta non siamo all’anno zero ma alle nostre domande non c’è ancora nessuna risposta.

Nessuna (a parte la rivoluzione..).

Non ricordo chi ha parlato di pedagogia delle catastrofi, per segnalare che anche i disastri possono diventare momenti di presa di coscienza, di rilancio e  di rivolta. Penso che siamo proprio in questa fase e che dobbiamo cercare di sviluppare una risposta degna della complessità della nostra epoca rompendo le nostre solitudini e innestando una lunga marcia di ricerca sociale e politica.

L’auspicio è che si ritorni all’idea e soprattutto alla pratica di una comunità politica capace di mettere in campo  – sul da farsi – una intelligenza collettiva e non un sistema di autotutela dei gruppi dirigenti.

In questo pezzo del profondo Sud non siamo riusciti a dare un minimo di veste e di organizzazione politica alla grande massa degli esclusi, dei penultimi che si sentono sempre più ultimi.

In modo grave non siamo riusciti a formulare una proposta seria nemmeno dal lato della mera resistenza alle politiche liberiste. Persino il dibattito (!) tra post kenesiani e fautori della de-crescita si è tenuto su un terreno di rappresentazione ideologica e della dialettica amico-nemico. Mi ha fatto un po’ pena sentirmi come un nemico di classe perché ho letto Latouche!

Certo, dobbiamo prima ricucire le ferite, risanare il corpo ferito, ma necessita una veste politica densa, un progetto di cambiamento,non il rattoppo della Sinistra Arlecchino.

Il voto alla Lega lo vedo anche come il riconoscimento della capacità di auto organizzare un corpo sociale che sente il rischio di essere messo ai margini della modernità dagli effetti del ciclo economico. Penso che questa tendenza di dare corpo politico territoriale alle istanze più disparate (interclassiste) si acuirà durante questa fase e che dobbiamo farci i conti per non prendere batoste non solo elettorali ma soprattutto nel campo dell’egemonia.

Senza cedere alle istanze più becere, partiamo dai luoghi in cui viviamo e lavoriamo per ricostruire una comunità ampia e dialettica che abbia come prospettiva un altro mondo possibile. Un corpo collettivo che rompa l’atomizzazione delle speranze e che sappia riprendersi l’efficacia della lotta politica. La volontà è ottimistica, o no?